94 vittime tra cui 35 bambini. L’appello per politiche migratorie più giuste
STECCATO DI CUTRO (KR) Due anni fa, all’alba del 26 febbraio 2023, il mare davanti alla costa di Steccato di Cutro restituiva i corpi di decine di persone, vittime di una delle tragedie più dolorose della recente storia dell’immigrazione nel Mediterraneo. Un caicco partito dalla Turchia con a bordo quasi 200 migranti, in gran parte provenienti da Afghanistan, Iran, Pakistan e Siria, si era infranto contro una secca a poche decine di metri dalla riva. Il bilancio finale fu devastante: almeno 94 vittime, tra cui 35 bambini, e un numero imprecisato di dispersi.
Oggi, a distanza di due anni, il ricordo di quella notte di dolore è ancora vivo, scolpito nella memoria di chi ha assistito all’orrore e di chi ha perso i propri cari in quel naufragio. Crotone e la Calabria intera si stringono nel ricordo delle vittime, con cerimonie, testimonianze e momenti di riflessione che hanno l’obiettivo di mantenere accesa l’attenzione su una tragedia che non è solo locale, ma globale.
Le commemorazioni sono iniziate il 24 febbraio a Cosenza, con la proiezione del film Un mare di porti lontani di Marco Daffra, un’opera che racconta il viaggio e le speranze di chi affronta il mare nella speranza di un futuro migliore. La Rete 26 Febbraio, nata proprio per mantenere viva la memoria di quella strage, ha organizzato l’evento, al quale hanno preso parte cittadini, attivisti e rappresentanti delle istituzioni.
Il 25 febbraio, a Crotone, il Giardino di Alì, intitolato al più giovane delle vittime, ha ospitato un toccante momento di raccoglimento. Fiori, candele e parole di cordoglio hanno riempito lo spazio dedicato alla memoria, mentre le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime hanno ricordato quanto il dramma della migrazione continui a segnare vite e coscienze.
Farzaneh, una giovane afghana residente in Germania, ha parlato con voce spezzata del dolore per la perdita di cinque membri della sua famiglia, inghiottiti dal mare quella notte. Mohammed, un giovane palestinese, ha raccontato la sua lotta quotidiana per ottenere i documenti necessari per ricongiungersi con i familiari, dopo essere riuscito miracolosamente a sopravvivere al naufragio.
Le commemorazioni culmineranno il 26 febbraio con una veglia all’alba sulla spiaggia di Steccato di Cutro, nel luogo esatto della tragedia. Sarà un momento di silenzio e preghiera, ma anche di impegno collettivo per evitare che simili stragi si ripetano. La comunità locale e le organizzazioni umanitarie chiedono a gran voce politiche migratorie più umane, percorsi sicuri per chi fugge da guerre e persecuzioni e una maggiore responsabilità nell’affrontare il fenomeno migratorio.
A due anni dalla strage, il dibattito giudiziario è ancora acceso. Le indagini hanno portato all’arresto di alcuni presunti scafisti, accusati di aver organizzato il viaggio con imbarcazioni inadatte a sostenere le condizioni del mare. Tuttavia, rimane aperto il dibattito sulle responsabilità istituzionali: alcune organizzazioni umanitarie e legali hanno denunciato ritardi nei soccorsi, alimentando interrogativi su eventuali mancanze da parte delle autorità preposte alla sorveglianza marittima.
Il processo per i responsabili diretti è in corso, mentre si attendono sviluppi sulle possibili implicazioni di chi avrebbe potuto prevenire il disastro. L’attenzione rimane alta anche sulla gestione delle politiche migratorie, con pressioni da parte di organizzazioni internazionali affinché vengano garantite rotte più sicure per chi fugge da conflitti e persecuzioni.
Due anni dopo, il mare di Cutro continua a raccontare una storia di speranza spezzata, ma anche di resistenza e memoria. E mentre le onde si infrangono sulla riva, rimane la promessa di non dimenticare.