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mercoledì, Marzo 12, 2025

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Joan Thiele, un raggio di luce nel desolante scenario musicale mainstream italiano

Con l’album “Joanita” l’artista mette in scena dei bozzetti cinematografici con riferimenti musicali del passato e con un’attitudine profondamente moderna e internazionale

Nata sulla sponda bresciana del lago di Garda, Joan Thiele è in realtà un esempio di musicista “glocal

A volte non basta solamente l’ascolto fugace di una canzone per comprendere veramente la caratura di un musicista. Questo non è il caso di Joan Thiele, l’interessante cantautrice dal nome esotico che si è esibita all’ultima edizione del Festival di Sanremo con il brano Eco, posizionandosi in ventesima posizione nella classifica generale (e qui si potrebbe aprire un dibattito sul sistema di valutazione dei partecipanti al festival della canzone italiana). Premetto che, avendo seguito la kermesse sanremese in maniera discontinua con poca attenzione, non ero riuscito ad ascoltare il brano presentato al Festival e presente nel suo ultimo lavoro discografico che si intitola Joanita, secondo album di Joan Thiele nonché il primo album della cantautrice scritto interamente in italiano. Eppure, una volta ascoltata la canzone eseguita a Sanremo e gli altri brani presenti nel nuovo album, ho avuto la sensazione di trovarmi davanti ad un lavoro dal respiro internazionale, che può veramente rappresentare un’eccezione in positivo nello stantio panorama musicale italiano contemporaneo, ovviamente con riferimento alla musica mainstream.


Nata sulla sponda bresciana del lago di Garda, Joan Thiele è in realtà un esempio di musicista “glocal”, figlia di madre napoletana e di padre svizzero di origine colombiana, vissuta tra Cartagena e Desenzano del Garda. Dopo un periodo di rodaggio a Londra, ritorna in Italia e nel 2018 pubblica Tango, gioiellino pop in cui la Thiele ancora preferisce l’utilizzo della lingua inglese.


Frutto di un lungo periodo di ricerca musicale e registrato a Los Angeles (tra i produttori, oltre alla stessa Thiele e al producer romano di origini calabresi Emanuele Triglia, vi è Callum Connor, batterista della band californiana Free Nationals), Joanita è un album poliedrico, autoriale e strumentale, con dei riferimenti vintage alla musica pop e rock dei decenni precedenti, alle colonne sonore di Piero Umiliani (l’ombra del grande compositore pervade gran parte del disco), alla musica urban contemporanea (elettronica, R&B, trip-hop, rap) in cui le atmosfere noir si dilatano tra i riverberi delle chitarre a metà strada tra Calibro 35 e Portishead, in una sorta di spaghetti western metropolitano. Uno sfondo con molteplici stratificazioni, in cui trovano spazio echi mediorientali (Bacio sulla fronte) e sussurri latinoamericani (esempio di questo connubio è il brano Cruz, così come lo è la sensuale Veleno), e dove Joan Thiele mette in scena una serie di cortometraggi che raccontano storie fortemente emotive e che si traducono in immagini cinematografiche accompagnate da suggestioni oniriche (nel brano Occhi da Gangster, in cui c’è il featuring di Frah Quintale; pure Tramonto), altre volte descrivono sensazioni delicate e nostalgiche (la saudade del brano in acustico L’Invisibile; il trip-hop orchestrale di Volto di Donna). Il brano presentato a Sanremo è invece quello più radiofonico ma non per questo scontato, con un beat incalzante, chitarre distorte e melodie raffinate e malinconiche.

Nonostante l’eclettismo della proposta artistica della Thiele e i numerosi riferimenti, Joanita è un album compatto e armonioso

Ciliegina sulla torta è poi la scelta di chiudere la scaletta dell’album con il brano in napoletano Pazzerella (interpretato nientedimeno che dalla nonna della musicista), un tributo alle origini partenopee della madre di Joan Thiele.
Nonostante l’eclettismo della proposta artistica della Thiele e i numerosi riferimenti, Joanita è un album compatto e armonioso, in cui è presente un fil rouge che collega tutte le canzoni, senza sbavature o passaggi a vuoto di ogni sorta.
La bravura di Joan Thiele sta proprio nell’abilità di rileggere i linguaggi musicali del passato tenendo presente le nuove tendenze della musica contemporanea. Il risultato di questo lavoro di ricerca e di rilettura è la produzione di un album moderno, ricercato e sofisticato.


Joan Thiele rappresenta una vera boccata d’ossigeno per la scena musicale italiana mainstream, in cui la canzone d’autore è ormai confinata in un piccolissimo spazio, e dove onestamente mancano progetti musicali coraggiosi e di ampio respiro.  

Gabriele Boccia

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