Con Volevo essere un duro, Lucio Corsi rielabora il passato per creare nuove storie ed esperienze di vita umane
L’ultima edizione del festival di Sanremo è stata l’edizione di Lucio Corsi. Senza girarci intorno, nonostante la classifica generale abbia premiato il cantante genovese Olly (di cui sinceramente si fatica a ricordare persino il ritornello della canzone), il cantautore maremmano si è imposto come la rivelazione del festival, grazie al suo aspetto stralunato, il suo stile eccentrico (a metà tra David Bowie e il cowboy Woody di Toy Story), e un brano in grado di accontentare sia il pubblico più generalista sia quello più attento alle proposte meno convenzionali.

Una volta passata la sbornia sanremese, sebbene i riflettori del carrozzone mediatico siano ancora ampiamente puntati sulla “creatura selvatica” approdata da un territorio distante anni luce, è arrivato il momento di comprendere meglio cosa rimane della partecipazione di Lucio Corsi al festival di Sanremo. La risposta risiede in Volevo essere un duro, il nuovo album del musicista toscano, pubblicato lo scorso 24 marzo dall’etichetta Sugar Music sulle piattaforme digitali (per l’11 aprile è prevista l’uscita del disco in formato fisico).
Il quarto lavoro discografico di Lucio Corsi è una conferma della bontà del percorso artistico finora intrapreso dal nostro, in cui la scrittura originale dei testi e l’approccio fiabesco del racconto sono sicuramente tra gli aspetti più caratteristici del musicista, oltre ai riferimenti stilistici al cantautorato italiano degli anni 70 e al glam rock. In questo album troviamo tutti gli elementi tipici del bagaglio musicale di Lucio Corsi, con una novità importante.
E tuttavia, a differenza dei lavori precedenti, dove Corsi era solito esprimere i suoi pensieri prettamente attraverso elementi naturalistici e fantasy, Volevo essere un duro è un album prettamente umano e personale, in cui Corsi racconta le storie dell’infanzia, le esperienze di vita vissute in prima persona o dagli altri, gli amori giovanili, riscrivendo il passato attraverso la fantasia, e così facendo ricrea nuove storie in cui potersi riconoscere. D’altronde, il punto di forza di Corsi è proprio questa visione immaginaria e sognatrice della realtà, un lascito del suo trascorso adolescenziale in un contesto provinciale e rurale, in cui la noia può essere il tuo peggior nemico, ma anche a ben vedere un’opportunità per sviluppare una forte immaginazione.
I nove brani dell’album, scritti da Corsi assieme al compagno di avventure Tommaso Ottomano, scivolano veloci e senza intoppi, e tra una canzone e l’altra è possibile scorgere dei frammenti di storie in cui ognuno può a suo modo rivedersi. Si passa dalla canzone che racconta l’adolescenza del musicista (Tu sei il mattino), dove Corsi offre un perfetto esempio di musica leggera italiana di qualità, con melodie coinvolgenti e un arrangiamento pop orchestrale (se Calcutta avesse la stessa scintilla di Lucio Corsi, avrebbe scritto un pezzo simile). Non mancano i riferimenti alle fonti d’ispirazione primarie del cantautore grossetano, in primis Ivan Graziani, come nel brano Sigarette (in cui Corsi sfida il perbenismo del politicamente corretto e si dichiara convintamente fumatore), mentre nel brano Francis Delacroix il menestrello della Maremma sfoggia tutto l’armamentario citazionistico possibile, raccontando le incredibili vicende del suo amico immaginario (o reale) Francis Delacroix, con un approccio favolistico e dadaistico condiviso con Edoardo Bennato, Enzo Carella e lo stesso Graziani.
Nella canzone Let There Be Rocko, un rock’n’roll piacione in stile Elvis Presley, Lucio ricorda il vecchio bullo della scuola e le sue scorribande, mentre nel brano Il Re del Rave viene descritto con toni ironici e trionfalistici un altro personaggio che affolla il bestiario umano di Corsi. Il brano presentato a Sanremo, da cui prende il nome l’album, è sicuramente quello più rassicurante e se vogliamo “facile” del set di canzoni di Voglio essere un duro, messo saggiamente da parte dal nostro Lucio per Sanremo. In Situazione complicata, Corsi pesca dal repertorio di John Lennon, e parla di un’ipotetica storia d’amore con Giulia, una ragazza sposata con un suo amico. Come nei migliori film, il colpo di coda finale rappresenta l’apice dell’album, con il brano Nel cuore della notte, una ballad delicata e notturna accompagnata solamente dal piano e dalla voce di Corsi, che in questa canzone mostra pienamente la sua vocazione cantautoriale, nonché la sua profonda umanità.
Lucio Corsi è la dimostrazione che in Italia esiste una scena di cantautorato moderno e di qualità, e che si possa arrivare al grande pubblico attraverso le belle canzoni, nonostante il bombardamento quotidiano di musica mainstream di scarso valore a cui siamo sottoposti.
P.s. La copertina dell’album riproduce un quadro dipinto da Nicoletta Rabiti, madre di Lucio Corsi.
Gabriele Boccia