Torna il mio appuntamento settimanale dedicato al mondo della degustazione in giro per la Calabria.
Oggi voglio raccontarvi un piatto preparato con una pasta tipica della cultura gastronomica calabrese: la Stroncatura (tipica varietà di pasta di recupero.)
Infatti la leggenda narra che viene realizzata non dal frumento ma dalle crusche di scarto della molitura, esse venivano raccolte da terra ed impastate con l’acqua , poi il tutto veniva trafilato ed essiccato.
Ne deriva così una pasta molto interessante ricca di fibre, al tatto risulta bella ruvida ottima per mantenere il sugo, in bocca poi è bella saporita proprio come piace a me.
Adesso però dopo aver fatto questa piccola introduzione voglio raccontarvi il mio momento di gusto al “Ristorante MaTe” a Catanzaro – in via Martiri di Cefalonia.
La location è fantastica, arredato davvero con gusto, ma noi come sempre racconteremo la preparazione che ci ha donato un’emozione.
Sto parlando proprio della stroncatura realizzata con delle cime di rapa a foglie saltate con del pomodoro e sopra la sardella di crucoli.
L’abbinamento era perfetto e ben equilibrato al palato, le cime di rapa erano belle scrocchiarelle proprio come piace a me, ottima anche la qualità della pasta usura, si sentiva che avevano scelto un pastificio di qualità ed artigianale. Infatti quando ho chiesto al cameriere mi è stato confermato che era un pastificio artigianale calabrese dal nome Fioccata.
Complimenti allo chef che ha ideato questa armonia di sapori davvero buoni ed inusuali, e come dico sempre io “un piatto oltre ad essere buono deve essere anche bello”… e questo lo era, belli i colori, ben abbinati le cime di rapa (avevano un bel verde acceso.)
Se andate mi raccomando poi fatemi sapere che ne pensate anche voi, sulla mia pagina Facebook personale Piero Cantore oppure sulla pagina Calabria 2.0, ci tengo anche a sapere il vostro parere e se i consigli che vi sto dando vi sono utili.
“Non esitate a segnalarci anche voi dei posti dove poter degustare delle cose particolari che vi colpiscono.”
A cura di Il Gastronomo con il Baffo, Piero Cantore